14 marzo 2005
Il sogno di mia madre di Alice Munro.
Eravamo mostri l’una per l’altra. Io e Jill.
Chi narra è la figlia neonata di Jill. Straordinariamente, conosciamo la loro storia attraverso le parole di una bambina di pochi giorni di cui non sappiamo il nome.
Una storia che si arricchisce di altre figure femminili, in particolare quelle delle zie Iona e Ailsa, preziose nel rappresentare il mistero inconoscibile che avvolge l’esistenza e i segreti che ognuno porta chiusi dentro di sé.
Jill è una giovane donna che ama suonare il violino senza avere una dote particolare per la musica: Sapeva di non essere una grande violinista, di non avere alcun dono miracoloso, né destino segnato…
Sposa George Kirkham che muore qualche mese dopo saltando in aria durante un volo di addestramento sopra il mare d’Irlanda. Sola, in attesa di un bambino, accetta di andare a vivere con la famiglia di George: La mia è una famiglia di matti, - le aveva detto George. – Iona è un disastro e Aisla doveva fare il sergente maggiore. Mia madre invece è arteriosclerotica.
Ma Jill non sa come si vive in una famiglia. Senza genitori, dall’età di sei anni ha sempre vissuto in orfanotrofio e, sebbene le due sorelle di George abbiano un’aria più normale di quello che Jill si aspettava, non le è facile condividere i suoi giorni con loro.
Tutto sembra complicarsi quando, con in po’ d’anticipo e proprio nel mezzo della cerimonia in memoria di George, Jill ha le doglie del parto e dà alla luce una bambina.
Come sappiamo dalla sua stessa voce, la piccola si affeziona a Iona e non sopporta che nessun altro la tocchi. Se sua madre le si avvicina, tenta di prenderla in braccio, di darle il suo seno, la bambina comincia a piangere.
Non avevo momenti buoni e momenti cattivi. Avevo i momenti con Iona e i momenti senza Iona che potevano diventare – ah, sempre peggio – i momenti con gli altri, soprattutto con Jill.
Il sogno di mia madre racconta la difficoltà di essere donna, madre, figlia descrivendo l’incapacità di Jill di accostarsi a quella bambina. Come se la naturalezza del legame tra madre e figlia non fosse cresciuto nel suo grembo. In modo bizzarro, la neonata sente questo distacco e sceglie dispoticamente la zia Iona, non lasciando a Jill alcuna possibilità.
Quando, una domenica, Iona accompagna Ailsa e la madre in visita da alcuni parenti la distanza che le separa si rivela in tutta la sua interezza… quella che seguì sarebbe stata la giornata più lunga e peggiore nella vita di Jill.
Ma è proprio dal dramma sfiorato che nasce la consapevolezza che sono una madre e una figlia e che non possono fare a meno l’una dell’altra.
In quelle ore disperate nelle quali il destino si dimostra benevolo, l’ordine delle cose riprende misteriosamente il sopravvento e la natura femminile, finalmente accolta da ambedue le parti, si dimostra più forte scegliendo la sopravvivenza alla vittoria.
| inviato da il 14/3/2005 alle 16:54 | |
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